13_18 aprile

Zio Vanja

regia e drammaturgia Simona Gonella

mar_ven ore 20.30 sab. ore 19.30 dom ore 16.00

13_18 aprile

ZIO VANJA

regia e drammaturgia Simona Gonella

mar_ven ore 20.30 sab ore 19.30 dom ore 16.00

Data spettacolo

Titolo spettacolo

Regia

Orari e Note

ATTENZIONE: SPETTACOLO SOSPESO

Causa Covid

Profondo rosso. Ma niente horror. Solo una dimensione sospesa, dai colori lynchiani. Priva di appigli naturalistici. 
D. Vincenti, Il Giorno
 
Quando la tua comfort zone si trasforma in zona rossa tutto può diventare imprevedibile.
I. Filannino, MiTomorrow
 
Si vede distintamente il lavoro di creazione e rifinitura di ogni passaggio, che rifiuta, a meraviglia,  le comode strade già battute e ribattute. 
D. Caravà, MilanoTeatri
 
Una lettura drammaturgica e registica coraggiosa, cui dà plausibilità anche la splendida squadra di attori. 
C. Facchinelli, Rumorscena

 

Firmato dalla regista Simona Gonella, l’allestimento si addentra in una delle opere più celebri del maestro russo esplorando le relazioni tra personaggi e indagando i confini della loro ferocia. Un ensemble attoriale rodato e coeso protagonista di numerose produzioni Elsinor, con l’innesto di Anna Coppola e dell’austriaca Stefanie Bruckner, lavora sui contorni e sulla contagiosa spietatezza che inquina i rapporti e incastra senza apparenti vie d’uscita, disegnando un quadro sociale bloccato da una fatale incapacità.

In Zio Vanja Cechov riesce in maniera magistrale a mettere a nudo tutte le disfunzioni di una famiglia e di chi a questa famiglia gira intorno; vittime e carnefici paiono danzare insieme in un ambiente asfissiante, oppresso dal caldo, da rapporti stantii e corrotti, da desideri mai soddisfatti. I movimenti di questa danza sono scanditi da azioni spesso crudeli, dettate dal bisogno di ciascuno di soddisfare i propri desideri o quel che ne resta. Una ferocia delle relazioni che più o meno consapevolmente e reciprocamente i membri della famiglia esercitano gli uni sugli altri e che contagia anche chi li conosce e osserva.

Mi piacerebbe indagare i confini di questa ferocia, capire cosa sta alla base dell’impossibilità di sentirsi appagati oppure, per contro, cosa impedisca la fuga dagli ambienti malsani e senza gioia. Cosa “incastra” i personaggi nelle loro esistenze? Cosa “incastra” noi nelle nostre? E se qualcuno ci potesse osservare, impassibile seppur coinvolto, cosa ne farebbe di noi?

Simona Gonella

Profondo rosso. Ma niente horror. Solo una dimensione sospesa, dai colori lynchiani. Priva di appigli naturalistici. 
D. Vincenti, Il Giorno
 
Quando la tua comfort zone si trasforma in zona rossa tutto può diventare imprevedibile.
I. Filannino, MiTomorrow
 
Si vede distintamente il lavoro di creazione e rifinitura di ogni passaggio, che rifiuta, a meraviglia,  le comode strade già battute e ribattute. 
D. Caravà, MilanoTeatri
 
Una lettura drammaturgica e registica coraggiosa, cui dà plausibilità anche la splendida squadra di attori. 
C. Facchinelli, Rumorscena

 

Firmato dalla regista Simona Gonella, l’allestimento si addentra in una delle opere più celebri del maestro russo esplorando le relazioni tra personaggi e indagando i confini della loro ferocia. Un ensemble attoriale rodato e coeso protagonista di numerose produzioni Elsinor, con l’innesto di Anna Coppola e dell’austriaca Stefanie Bruckner, lavora sui contorni e sulla contagiosa spietatezza che inquina i rapporti e incastra senza apparenti vie d’uscita, disegnando un quadro sociale bloccato da una fatale incapacità.

In Zio Vanja Cechov riesce in maniera magistrale a mettere a nudo tutte le disfunzioni di una famiglia e di chi a questa famiglia gira intorno; vittime e carnefici paiono danzare insieme in un ambiente asfissiante, oppresso dal caldo, da rapporti stantii e corrotti, da desideri mai soddisfatti. I movimenti di questa danza sono scanditi da azioni spesso crudeli, dettate dal bisogno di ciascuno di soddisfare i propri desideri o quel che ne resta. Una ferocia delle relazioni che più o meno consapevolmente e reciprocamente i membri della famiglia esercitano gli uni sugli altri e che contagia anche chi li conosce e osserva.

Mi piacerebbe indagare i confini di questa ferocia, capire cosa sta alla base dell’impossibilità di sentirsi appagati oppure, per contro, cosa impedisca la fuga dagli ambienti malsani e senza gioia. Cosa “incastra” i personaggi nelle loro esistenze? Cosa “incastra” noi nelle nostre? E se qualcuno ci potesse osservare, impassibile seppur coinvolto, cosa ne farebbe di noi?

Simona Gonella

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