EDIPO A COLONO
8_18 GIUGNO
Un mito straordinario, che narra gli elementi di cui è fatta la cultura dell’uomo contemporaneo, lucidamente ne vede gli errori, i passi falsi, le trappole.
Un noto attore immaginario, Pippo Soffiavento, deve andare in scena col suo ultimo spettacolo sul Macbeth di Shakespeare. Ma qualcosa si è rotto, una voragine in lui si è aperta, e la rappresentazione non ha luogo: al posto del ritratto del mitico re di Scozia va così in scena un (auto)ritratto di colui che doveva esserne l’interprete. Col procedere della narrazione tuttavia i ritratti dei due, impegnati entrambi a fare i conti col compiersi del loro destino, finiscono per confondersi, fino a quando Macbeth e Soffiavento si riveleranno essere due facce di una stessa medaglia.
Ambizione, paura, follia, potere: i nemici dell’uomo sono sempre gli stessi, non fa differenza che tu sia artista o re, tiranno o attore. E quando si arriva a questa consapevolezza- al momento della resa dei conti- è molto spesso troppo tardi.
Carmelo Bene diceva che “Macbeth è l’occasione per fare del teatro non teatrabile. È l’impossibilità di stare sulla scena”.
Un’impossibilità che sembra sancita dallo stesso Macbeth il quale, mentre il sipario già si chiude sulla sua esistenza, prima paragona la sua parabola proprio a quella-breve ed effimera-di un attore, e poi invoca la fine gridando in faccia al destino le celebri battute “Soffia vento! Vieni, naufragio!” che danno il titolo allo spettacolo.
uno spettacolo di e con Paolo Mazzarelli
scene Paola Castrignanò
sound design e musiche originali Luca Canciello
disegno luci Luigi Biondi
immagine locandina GIPI
produzione Theatron Produzioni
con il supporto di Centro Teatrale Umbro | Angelo Mai
Durata spettacolo 55 minuti
PREZZI
Intero 21 €
Giovedì sera 17 €
Convenzioni 17 €
Over 65 / Under 14 10 €
Under 26 15 €
Teatro in Bici 15 €
Gruppi scuola 9 €
Prevendita e prenotazione 1 €
Per prenotazione gruppi scuola scrivere a
teatroscuola@teatrofontana.it
Attore di razza, Paolo Mazzarelli, si fa carico dell’ambivalenza, prende la responsabilità pirandelliana del doppio, dell’essere e dell’apparire, condizione sine qua non dell’attore. In un confronto serrato e intimo, ironico a scandagliare i chiaroscuri del mestiere, gli equivoci e gli equilibrismi per non perdere bussola e orientamento, in “Soffiavento”…Shakespeare lascia il posto ad una seduta psicanalitica, in una orazione accalorata e tossica, una confessione lenitiva e catartica. Come i cocci giapponesi incollati con l’oro. Come le ferite felici che lasciano passare finalmente la luce in fondo al tunnel. Un naufragio che diventa salvifico, una parentesi che lo sveglia dal torpore: “Un artista non ha una vita, un artista è quello che fa”, un turbinio, un sistema che schiaccia. Mazzarelli è efficace e persuasivo, stabile e solido, vero nella finzione.
Tommaso Chimenti | Recensito.net
Nel segno di Shakespeare, portavoce principe del dissolvimento esistenziale, un convincente Paolo Mazzarelli ricorre a Macbeth per il suo Soffiavento, interludio tragicomico di chi, ancora vittima del ruolo, non riesce a smascherare l’equivoco dell’essere e dell’apparire
Gabriele Rizza | Il Manifesto
Paolo Mazzarelli dà conferma delle sue ammirevoli doti interpretative e compositive narrando la storia di un famoso attore in crisi psicanalitica alle prese con Macbeth. Soffiavento è un gioco divertente, ha ritmo e bellissimi momenti, anche commoventi.
Andrea Porcheddu | gliSTATIGENERALI
E conferma e divertimento è il gioco iperbolico di Paolo Mazzarelli in gran talento con il suo spudorato “Soffiavento. Una navigazione solitaria con rotta su Macbeth” costruito per ironiche architetture di memorie teatrali e ansiose rincorse “dentro” il più complesso dei personaggi shakespiriani, Macbeth vissuto all’interno di un possibile viaggio interiore in cui far fondere autorappresentazione, imprudenti confronti e ricordi, inventati forse di sana pianta o ritrovati per deformazioni possibili.
Giulio Baffi | Rumor(s)cena
Ironico, drammatico, brillante, malinconico. Profondamente introspettivo, capace di far emozionare, riflettere, sorridere
Vincenzo Alvaro | Abm Report
Un noto attore immaginario, Pippo Soffiavento, deve andare in scena col suo ultimo spettacolo sul Macbeth di Shakespeare. Ma qualcosa si è rotto, una voragine in lui si è aperta, e la rappresentazione non ha luogo: al posto del ritratto del mitico re di Scozia va così in scena un (auto)ritratto di colui che doveva esserne l’interprete. Col procedere della narrazione tuttavia i ritratti dei due, impegnati entrambi a fare i conti col compiersi del loro destino, finiscono per confondersi, fino a quando Macbeth e Soffiavento si riveleranno essere due facce di una stessa medaglia.
Ambizione, paura, follia, potere: i nemici dell’uomo sono sempre gli stessi, non fa differenza che tu sia artista o re, tiranno o attore. E quando si arriva a questa consapevolezza- al momento della resa dei conti- è molto spesso troppo tardi.
Carmelo Bene diceva che “Macbeth è l’occasione per fare del teatro non teatrabile. È l’impossibilità di stare sulla scena”.
Un’impossibilità che sembra sancita dallo stesso Macbeth il quale, mentre il sipario già si chiude sulla sua esistenza, prima paragona la sua parabola proprio a quella-breve ed effimera-di un attore, e poi invoca la fine gridando in faccia al destino le celebri battute “Soffia vento! Vieni, naufragio!” che danno il titolo allo spettacolo.
uno spettacolo di e con Paolo Mazzarelli
scene Paola Castrignanò
sound design e musiche originali Luca Canciello
disegno luci Luigi Biondi
immagine locandina GIPI
produzione Theatron Produzioni
con il supporto di Centro Teatrale Umbro | Angelo Mai
Durata spettacolo 55 minuti
PREZZI
Intero 21 €
Giovedì sera 17 €
Convenzioni 17 €
Over 65 / Under 14 10 €
Under 26 15 €
Teatro in Bici 15 €
Gruppi scuola 9 €
Prevendita e prenotazione 1 €
Per prenotazione gruppi scuola scrivere a
teatroscuola@teatrofontana.it
Attore di razza, Paolo Mazzarelli, si fa carico dell’ambivalenza, prende la responsabilità pirandelliana del doppio, dell’essere e dell’apparire, condizione sine qua non dell’attore. In un confronto serrato e intimo, ironico a scandagliare i chiaroscuri del mestiere, gli equivoci e gli equilibrismi per non perdere bussola e orientamento, in “Soffiavento”…Shakespeare lascia il posto ad una seduta psicanalitica, in una orazione accalorata e tossica, una confessione lenitiva e catartica. Come i cocci giapponesi incollati con l’oro. Come le ferite felici che lasciano passare finalmente la luce in fondo al tunnel. Un naufragio che diventa salvifico, una parentesi che lo sveglia dal torpore: “Un artista non ha una vita, un artista è quello che fa”, un turbinio, un sistema che schiaccia. Mazzarelli è efficace e persuasivo, stabile e solido, vero nella finzione.
Tommaso Chimenti | Recensito.net
Nel segno di Shakespeare, portavoce principe del dissolvimento esistenziale, un convincente Paolo Mazzarelli ricorre a Macbeth per il suo Soffiavento, interludio tragicomico di chi, ancora vittima del ruolo, non riesce a smascherare l’equivoco dell’essere e dell’apparire
Gabriele Rizza | Il Manifesto
Paolo Mazzarelli dà conferma delle sue ammirevoli doti interpretative e compositive narrando la storia di un famoso attore in crisi psicanalitica alle prese con Macbeth. Soffiavento è un gioco divertente, ha ritmo e bellissimi momenti, anche commoventi.
Andrea Porcheddu | gliSTATIGENERALI
E conferma e divertimento è il gioco iperbolico di Paolo Mazzarelli in gran talento con il suo spudorato “Soffiavento. Una navigazione solitaria con rotta su Macbeth” costruito per ironiche architetture di memorie teatrali e ansiose rincorse “dentro” il più complesso dei personaggi shakespiriani, Macbeth vissuto all’interno di un possibile viaggio interiore in cui far fondere autorappresentazione, imprudenti confronti e ricordi, inventati forse di sana pianta o ritrovati per deformazioni possibili.
Giulio Baffi | Rumor(s)cena
Ironico, drammatico, brillante, malinconico. Profondamente introspettivo, capace di far emozionare, riflettere, sorridere
Vincenzo Alvaro | Abm Report
8_18 GIUGNO
Un mito straordinario, che narra gli elementi di cui è fatta la cultura dell’uomo contemporaneo, lucidamente ne vede gli errori, i passi falsi, le trappole.
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